sabato, 6 Luglio 2024

Intelligenza artificiale, un rischio per i dipendenti pubblici

L'avvento dell'intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione è inevitabile, è necessario formare il personale per far sì che tale strumento rappresenti una risorsa e non una minaccia.

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Se per molti settori l’intelligenza artificiale è una risorsa, per molti dipendenti pubblici rappresenta invece una minaccia. Il 57% dei 3,2 milioni di italiani che lavorano nella Pubblica Amministrazione è entusiasta dell’avvento dell’IA nel mondo del lavoro, mentre il 12% dei dipendenti pubblici è a rischio sostituzione.

Secondo la ricerca «L’impatto dell’intelligenza artificiale sul pubblico impiego» del gruppo Digital360, l’interazione con l’IA potrà tradursi in un arricchimento delle attività da un lato o in una sostituzione dei lavoratori. Si tratta di ben 1,8 milioni di persone, in particolare dirigenti, ruoli direttivi, tecnici, ricercatori, insegnanti, legali, architetti, ingegneri, professionisti sanitari e assistenti amministrativi. Il “posto fisso” di circa 218mila dipendenti pubblici potrebbe essere a rischio.

La maggioranza degli impiegati nella PA (circa l’80%) potrebbe integrare l’IA nel proprio lavoro ottenendo grandi miglioramenti. Circa 1,5 milioni di lavoratori con ruoli decisionali (come dirigenti scolastici, responsabili strategici, leader di progetti innovativi, esperti tecnici e professionisti, prefetti, magistrati e direttori generali) potrebbero operare in sinergia con le nuove tecnologie. Tuttavia, rimane un 12% di lavoratori della PA a rischio di sostituzione: ben 218 mila dipendenti pubblici che svolgono compiti “meccanici” potrebbero essere interamente rimpiazzati dall’intelligenza artificiale.

Gianni Dominici, l’amministratore delegato di ForumPA afferma: «La rivoluzione dell’IA rappresenta la ‘terza ondata’ di trasformazione per il settore pubblico degli ultimi 15 anni, dopo la spending review e la pandemia. Le professioni ad alta specializzazione come i ruoli direttivi, i dirigenti e i professionisti hanno un forte potenziale di collaborazione, mentre quelle poco specializzate e routinarie sono vulnerabili alla sostituzione, suggerendo la necessità di una riconsiderazione dei ruoli e di una riqualificazione per mitigarne gli effetti».

Secondo il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, l’implementazione dell’IA nei processi della PA è attraente per le nuove generazioni che ambiscono il “posto fisso” ma desiderano mettere in pratica le proprie competenze tecnologiche. I giovani della Generazione Z, infatti, non si accontentano della sicurezza del posto di lavoro, desiderano sempre nuovi stimoli.

Tuttavia, per far sì che l’integrazione dell’IA nella PA rappresenti un miglioramento dei servizi al pubblico e non diventi un caos, è necessaria la formazione del personale. Inserire nell’apparato pubblico uno strumento complesso e potente come l’intelligenza artificiale senza insegnare ai dipendenti come gestirlo, potrebbe generare caos e causare inefficienza nelle operazione. Poiché l’avvento dell’IA anche nel pubblico impiego è ormai inevitabile, è necessario che vengano predisposti e adottati quanto prima dei programmi di formazione per il personale della Pubblica Amministrazione per imparare ad utilizzare l’intelligenza artificale.

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